Il valore e il peso sociale della comunicazione
Discutevamo stasera con Andrea e Daniel, sul peso che ha avuto la costruzione dell’informazione da parte dei media sulla morte di Gabriele Sandri causata da un poliziotto nei disordini scaturiti la sera a Roma. I fatti sono noti, la rissa tra alcuni giovani nell’area dell’autogrill Badia al Pino a pochi chilometri dal casello di Arezzo e l’intervento della pattuglia della polizia autostradale dall’autogrill in direzione opposta e la sconsiderata decisione di usare la pistola sparando alcuni colpi che colpiscono a morte Gabriele Sandri.
Questi i fatti di cui è superfluo ogni commento vista l’assoluta irrazionalità dell’azione, quello di cui invece ci interessa discutere è se la cronaca dell’accaduto presentata dai notiziari non avesse avuto la connotazione riportata dai titoli di apertura ovvero “Tifoso ucciso nell’area di servizio di Arezzo da un poliziotto durante una rissa” ci sarebbero stati i disordini degli ultrà?
Mi sembra che oramai ci sia la cattiva abitudine di dare la notizia senza le dovute verifiche delle fonti o quantomeno di darla senza averne la completezza sull’accaduto. Il punto è che è più importante essere i primi a dare la notizia, anche se parziale, incompleta o addirittura errata, che arrivare secondi. Sembra che a nessuno interessi quale impatto possa avere la diffusione dell’informazione e come questa possa determinare eventi sociali spesso manipolati, ma comunque potenzialmente pericolosi. Mi riferisco all’episodio del rumeno che giorni addietro ha derubato e ucciso la signora Reggiani, oppure all’omicidio dell’ispettore Raciti, episodi catalizzatori di malesseri sociali e tensioni fra comunità di diverse estrazioni sociali.
C’è un limite all’informazione? La risposta è no… ma certamente deve essere un’informazione completa, verificata, approfondita, purificata da pregiudizi e mistificazioni. Un informazione che sappia far riflettere, pensare, approfondire, discutere. Insomma che abbia un ruolo divulgativo e funga da stimolo all’approfondimento della notizia, che susciti curiosità nei settori di cui si sà poco (penso a quanto si parli oggi di cina e india e quanti di noi sappiano così poco di queste culture).
Penso al giornalismo vecchio stampo dei vari Biaggi, Scalfaro, Bocca, Minà e tanti altri della vecchia scuola che dedicandosi al “pezzo” studiavano, si informavano, ricercavano, andavano fisicamente sul posto. Ecco forse oggi un vantaggio quale può essere la velocità delle informazioni paradossalmente si sta rivelando una debolezza per chi lavora sull’informazione. Oggi le notizie tra agenzie, internet e Tv satellitari viaggiano alla velocità della luce, rimbalzano da una parte all’altra del pianeta molte volte riprese e riportate senza alcun approfondimento o verifica dei fatti. Nel migliore dei casi ci troviamo davanti a dei cloni di pezzi e reportage. Nel peggiore dei casi ci troviamo davanti ad informazioni mutanti, ovvero “pezzi” che mutano nella forma svuotandosi dei contenuti e arricchendosi di elementi sensazionalisti. I giornali debbono vendere, le Tv debbono fare audience tutto è diventato spettacolo o tutto potenzialmente è spettacolo, materia di tuttologi che insieme ai politici discutono sul nulla. Il nulla sociale, il nulla culturale, il nulla politico. The show most go on!
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