Fototografi, rivedere gli studi di settore

Nel corso delle riunioni organizzate dall’Unione Comunicazione della CNA nazionale è emerso che l’attività genericamente definita di “fotografo” sta attraversando una vera e propria crisi d’identità, a seguito dello sviluppo tecnologico (soprattutto l’avvento del digitale) che sta sempre più portando ogni singolo soggetto ad approcciarsi alla fotografia fai-da-te. E’ sempre più ridotto, pertanto, il ricorso al fotografo sia per la richiesta di servizi fotografici (cerimonie, ritratti, ecc…), sia per lo sviluppo delle fotografie da file digitale, sia per la vendita di prodotti fotografici; per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, notevole è la concorrenza da parte della grande distribuzione e la possibilità di acquistare tramite internet.  La situazione sopra descritta è, inoltre, aggravata dal fatto che l’attrezzatura fotografica in genere, è sempre più soggetta ad una forte “obsolescenza tecnologica” (soprattutto fotocamere digitali, dorsi digitali per fotocamere, computer di supporto dei file digitali). Questo comporta che i fotografi, per essere al passo con i tempi e competitivi, devono investire in nuova attrezzatura con una certa frequenza temporale; stesso discorso per quanto riguarda l’aggiornamento dei software – o l’acquisto di nuovi – inerenti l’attività (esempio: Photoshop). I relativi costi ed esborsi monetari/finanziari, pertanto, sono significativamente più elevati e in crescita rispetto al passato, senza che questo si traduca, però, in maggiori ricavi. L’andamento di questi ultimi, anzi, si è ridotto negli ultimi anni a causa delle motivazioni sopra fornite (riassumibili in una sorta di “crisi d’identità” del settore), al di là degli effetti causati dalla crisi economica congiunturale che sta attraversando il nostro Paese.
Al fine di raccogliere le informazioni utili al monitoraggio del fenomeno descritto e valutarne l’impatto sulla determinazione dei ricavi, si richiede di dettagliare ed ampliare le informazioni richieste nel quadro E (beni strumentali) degli studi di settore , rispetto all’attuale, distinguendo:
1) il n° dei beni acquistati nel corso del periodo d’imposta di riferimento dello studio di settore, con indicazione del relativo valore (sulla base del criterio seguito per la compilazione del rigo F29 “Valore dei beni strumentali”);
2) il n° dei  beni acquistati negli ultimi 3 periodi d’imposta (esclusi quelli di cui al rigo precedente), con indicazione del relativo valore (sulla base del criterio seguito per la compilazione del rigo F29 “Valore dei beni strumentali”);
3) il n° dei  beni acquistati negli ultimi 5 periodi d’imposta (esclusi quelli di cui al rigo precedente), con indicazione del relativo valore (sulla base del criterio seguito per la compilazione del rigo F29 “Valore dei beni strumentali”);
4) il n° dei  beni acquistati oltre gli ultimi 5 periodi d’imposta, con indicazione del relativo valore (sulla base del criterio seguito per la compilazione del rigo F29 “Valore dei beni strumentali”);
5) ampliare l’elenco dei beni strumentali includendo pure i beni immateriali strettamente legati all’attività (esempio: software tipo “Photoshop”), anche in licenza d’uso, sempre distinti con lo stesso criterio temporale di cui ai precedenti punti da 1) a 4). Anche in tal caso, con indicazione del relativo valore (sulla base del criterio seguito per la compilazione del rigo F29 “Valore dei beni strumentali”).

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